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Stasera Gaia esce con Matteo. Sono mesi che non escono da soli. Samuele, il più piccolo dei loro tre figli, ha compiuto un anno la settimana scorsa. Miriam, la secondogenita ha quattro anni. Sebastiano, il maggiore, ne ha compiuti dieci il dieci di febbraio. Quando si sono sposati il ventisette settembre, come oggi, ma di undici anni fa, Gaia era incinta. Matteo molto preoccupato.

– Ti prego mamma non te ne andare!

– Seba dai è la festa di mamma e papà. Non sei contento che c’è la nonna?

– No. Sei cattiva. Se Samuele non mi fa dormire domani a scuola non ci vado!

– Non esagerare, vedrai che tuo fratello farà il bravo.

– Non è vero, se non ci sei tu non si addormenta. Piange sempre e non fa dormire nessuno

– Dai Sebastiano, la mamma non esce mai.

– Sei bellissima con la gonna, mamma. Papà è molto fortunato.

– Grazie amore. Vai in cucina dalla nonna. La cena è già a tavola. Nonna ha preparato le penne panna e sugo come piacciono a te, piene piene di parmigiano.

– Torna presto mamma. Prometti?

–  Prometto.

Gaia ha prenotato in un ristorante greco non troppo lontano da casa. Detesta la cucina greca ma suo marito la adora e la nonna è più tranquilla se quando resta da sola con i bambini non si allontanano troppo.

Escono dal ristorante di corsa, prima di aver mangiato il dolce. Matteo ha in mano il portafoglio mezzo aperto, la fattura del conto gli cade per terra. La guarda ma non la raccoglie. Gaia piange. Cammina a passo svelto, agita il cellulare del marito e scuote la testa. Matteo la segue in silenzio standole dietro di un passo. Indossa una giacca blu e i soliti jeans. La moglie una minigonna nera e degli stivali alti fino al ginocchio.

Un uomo dal marciapiede di fronte guarda le gambe di Gaia lunghissime e snelle, avvolte nei collant grigio scuro. I loro sguardi si incrociano allo scatto del verde del semaforo. L’uomo è giovane, avrà sui trent’anni. Gaia sente il suo sguardo addosso, cerca di allungare la gonna tirandola dall’orlo. Si volta indietro a cercare il marito, è dietro di lei. Cammina con le mani in tasca e la testa bassa. Non si è accorto di nulla.

Gaia inizia a camminare sempre più veloce, un tacco le si impiglia in un tombino. Matteo la raggiunge e si piazza davanti a lei afferrandola per un braccio.

– Lasciami stare Matteo. Se no urlo.
Gaia si libera dalla stretta e si siede su una panchina.
– Mi ridai il cellulare per favore? Stai davvero esagerando. Una collega è solo una collega. Ma cosa stai facendo?
– Aspetto.
– Lo sai che Samuele non si addormenta se non ci sei tu e  tua madre se non rientriamo entro due ore va in tilt con i bambini …
– Te l’ho detto. Aspetto.
– Aspetti?
– Si.
– Aspetto.
– E che cazzo aspetti?
– Una persona che non verrà.