Da dove sto chiamando
Se siamo fortunati, tanto come scrittori che come lettori, finiremo l’ultimo paio di righe di un racconto e resteremo poi seduti un momento o due in silenzio. Idealmente, ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari i nostri cuori e i nostri intelletti avranno fatto un passo o due in avanti rispetto a dove eravamo prima. La temperatura del nostro corpo sarà salita o, scesa, di un grado. Poi, dopo avere ripreso a respirare normalmente, ci ricomporremo, tanto come scrittori che come lettori, ci alzeremo e “creature di sangue caldo e nervi”, come dice un personaggio di Čechov, passeremo alla nostra prossima occupazione: la Vita. Sempre la Vita.
Raymond Carver
Volevo solo salutarti
– Pronto? Papà sono io, Simona.
– Ue’ bell’ e’ papà tutto ok?
– Come mai non rispondevi? Ti ho chiamato un sacco di volte.
La prima notte
– Dovresti metterli più spesso.
– Cosa?
– I tacchi. Dovresti metterli di più. Serena guarda Tommaso che la guarda – Dovrei metterli più spesso. Non oggi, però.
Morire non è un gioco da bambini
Mi chiamo Santos. Per qualcuno sono super, Super Santos. Preferisco Santos, senza Super. Fino a qualche giorno fa, quindici forse venti, era ancora inverno e correvo a perdifiato in un campo di calcio di erba sintetica che mi faceva il solletico a ogni rotolata. Ora vivo con Massimo. Non usciamo mai. Eppure, fuori è primavera e le giornate hanno un’ora di luce in più.
Zitta
Marco è una persona silenziosa ma non nasconde alcun segreto. Semplicemente, ha poco o nulla da dire. Come un pipistrello sa muoversi al buio, raggiungere la preda senza farsi notare emettendo suoni impercettibili. È un topo con grosse ali dallo sguardo vispo ma vacuo, fragile solo in apparenza.
Il 58
Ieri mattina ho venduto la mia auto, non mi servirà più. L’ho comprata due anni fa, un mese dopo aver preso la patente. Un vero affare: chilometri zero, immatricolata e disponibile in pronta consegna, carrozzeria, interni e motore in ottimo stato. Non dimenticherò mai la prima sera che l’ho parcheggiata sotto casa.
Lasciarsi
Stasera Gaia esce con Matteo. Sono mesi che non escono da soli. Quando si sono sposati il ventisette settembre, come oggi, ma di undici anni fa, Gaia era incinta. Matteo molto preoccupato.
Da vicino
Ginevra e Simone hanno traslocato. Dalla finestra del mio corridoio, distante poco più di un braccio dal loro appartamento, osservavo il poster in bianco e nero appeso alla parete sul loro divano. Ora il poster è appeso nella mia camera da letto. In salotto no, proprio non ce l’ho fatta.