Volevo solo salutarti

Ore 20.50
– Pronto? Papà sono io, Simona.
– Ue’ bell’ e’ papà tutto ok?
– Come mai non rispondevi? Ti ho chiamato un sacco di volte.
– Scusa a papà non trovavo il cellulare. Ci vediamo domani?
– No papi, veniamo direttamente giovedì e restiamo fino alla Befana. Ti dispiace?
– V’abbuono. Mo’ non tieni niente da fare?
– Ma che c’è, vai di fretta?
– E jà, nun t’ ‘e mettere a fa’ l’investigatore privato. Stavo guardando la TV. C’è Fazio.
– Sei sicuro?
– E jammè jà Simò, ti prego
– Vabbùò jà, buona notte papozzo. Ti voglio bene.
– Pure io a papà. Dai un bacio a Claudia.
Ore 3.50
In autostrada la nebbia è fitta. Sembra di muoversi in una stanza buia tastando la parete, la maniglia della porta, il letto, per paura di cadere. Giovanni guida con le braccia tese e gli occhi fissi sulla striscia bianca. La sua schiena è dritta e ben appoggiata allo schienale. A Napoli mancano cinquanta chilometri. Chiudo gli occhi per rilassarmi un secondo, li riapro di scatto come al risveglio da un brutto sogno. Guardo fuori dal finestrino: in un solo appartamento, nel palazzo di fronte, le persiane sono sollevate e le luci tutte accese. È casa mia.
Prendo il cellulare dalla borsa. Digito i numeri uno ad uno: tre, tre, otto, nove, uno, zero, sei, nove, sei, tre e spingo il tasto chiama. Giovanni non molla lo sguardo dalla strada. Gli sfioro la spalla, raggiungo la sua mano destra stretta sul cambio e la accarezzo. Mi volto indietro a guardare nostra figlia Claudia, dorme serena con la testa appoggiata sul bracciolo del seggiolino.
Il telefono squilla a lungo ma non risponde nessuno. Insisto, chiamo una seconda volta.
– Simona?
– Ciao mamma.
– E perché chiami sul cellulare di papà?
– Scusa mami la forza dell’abitudine. Stavi dormendo?
– Dormire? Impossibile! Sentivo suonare ma non riconoscevo lo squillo. Non capisco niente stanotte, ma dove sei?
– Siamo appena arrivati a Napoli. Non resistevo a Roma.
– Ma tu stasera gli avevi parlato?
– Certo mamma come tutte le sere. Sembrava un po’ affannato.
– Siete due pazzi! Viaggiare di notte, stanchi morti, con la bambina. Non potevate venire domani con la luce? Ormai cosa cambiava…
– Mamma…
– Che c’è amore?
– Dimmi la verità. Ha sofferto?
Ore 21.05
Accendo la TV e metto pure io il programma di Fazio. Chissà se mio padre lo sa che siamo sintonizzati sullo stesso canale. Fazio alza gli occhi al cielo mentre la Littizzetto, seduta a gambe incrociate su un lungo acquario di pesci tropicali, si sventola con un foglio di carta.
Non riesco a smettere di fissare il cellulare. Provo ad alzare il volume della TV.
“Veniamo alla notizia balenga della settimana, gli amici di Rai 3 sono abituati alla notizia balenga della settimana”
Cosa vorrà dire “balenga”? Papà tu lo sai?
Non ce la faccio, non resisto. Le dita si muovono da sole: tre, tre, otto, nove,uno, zero, sei, nove, sei, tre.
– Pronto? Papozzo?
– Simona a papà ma che è successo? Amm’ attaccato cinque minuti fa.
– Papà stai bene?
– E jammè jà Simò, nun me fa’ncazzà, ti voglio bene.
– Papà hai l’affanno, lo sento.
– E jàmme Marunnè, famme sta quieto. Un bacio a te e uno a Claudia. Buona notte.
– Ciao papà, buona notte.